giovedì 7 agosto 2014

La bioimpedenziometria per la valutazione della composizione corporea

di Giuseppe Annunziata

Tra le varie metodiche utilizzate dai nutrizionisti per la valutazione dello stato nutrizionale, una delle più precise e veloci è la bioimpedenziometria (BIA). Si tratta di un metodo non invasivo per determinare la composizione corporea, valutando la resistenza che il corpo oppone al passaggio di una corrente elettrica alternata, basse frequenze (< 5kHz) o alte frequenze (50 kHz). Ovviamente, la corrente, iniettata mediante l’applicazione di elettrodi sul dorso di mano e piede, non è dolorosa né percettibile. Tale corrente, attraversando le strutture corporee, subirà un calo di intensità, il cui segnale viene trasmesso ad un trasduttore collegato ad un computer che raccoglie i dati convertendoli in misure corporee.

BIA e composizione corporea
La composizione corporea è strettamente correlata allo stato di salute del soggetto: una composizione corporea in cui prevalga il tessuto adiposo, aumenta i fattori di rischio per l’insorgenza di patologie cardiovascolari e/o metaboliche.
Teoricamente, la bioimpedenziometria si basa su due concetti fisici: l’acqua è un buon conduttore di corrente; il grasso è un quasi perfetto isolante. Da un punto di vista biologico, la Massa Magra (o FFM – Free Fat Mass) contiene una maggiore quantità di acqua ed elettroliti,  rispetto alla Massa Grassa (o FM – Fat Mass). Tramite il bioimpedenziometro (strumento per effettuare l’esame) viene, come detto sopra, misurata la resistenza che il corpo oppone alla corrente iniettata: dal valore dell’impedenza corporea (ed in base a quanto sia sofisticato il macchinario) si risale alla composizione corporea e, nello specifico, al contenuto di acqua corporea totale (o TBW – Total Body Water), FFM, FM, Massa Magra Secca (proteine muscolari, glicogeno epatico, minerale osseo), metabolismo basale del paziente e peso corporeo ideale.

Quando è utile effettuare l’esame
Di norma, nel corso di qualunque terapia dietetica. Una diminuzione dell’introito calorico giornaliero determina alterazioni del metabolismo che vengono fronteggiate dall’organismo “bruciando” tessuto adiposo. In determinate circostanze, però, possono essere mobilitate riserve aminoacidiche, con conseguente deplezione del tessuto muscolare. In questo caso, è necessario che il nutrizionista tenga sotto stretta osservazione la composizione corporea del paziente, così da modificarne la dieta assegnata.
Un’altra situazione utile per sottoporsi all’esame della BIA è per accertarsi che, in corso di dietoterapia, l’andamento non rifletta un cosiddetto falso dimagrimento, perdita esclusiva di liquidi, senza variazioni del contenuto di Massa Grassa.

Preparazione all’esame
Per ottenere un risultato dell’esame quanto più preciso ed attendibile è necessario che il paziente:
  • sia a digiuno e senza bere da almeno 4 ore ed a vescica vuota
  • non abbia svolto attività fisica nelle 12 ore precedenti all’esame
  • non abbia consumato alcol dal almeno 48 ore
  • non abbia fatto uso di diuretici da almeno 7 giorni
Bisogna, inoltre, tener presente che il periodo pre-mestruale determina una modifica dell’equilibrio idrosalino dell’organismo, pertanto, è utile comunicare all’operatore in che fase ci si trovi.
Il paziente sarà collocato sul lettino con le gambe leggermente divaricate, senza monili metallici e con i piedi bene asciutti, possibilmente nudi.

Quali sono i vantaggi della BIA
L’esame è molto semplice e non richieste particolari manualità ed abilità dell’operatore; offre al nutrizionista una panoramica globale relativa alla composizione corporea di pazienti in condizioni fisiopatologiche e negli atleti, così da poter prescrivere la dieta più adeguata al caso.

fonte immagine: web

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